Nel castello dell'anima

Il percorso interiore di Edith Stein, la sua crescita nella vita dello Spirito, è originale e insieme esemplare.

Da adolescente e ragazza, guardava il mondo «con occhi spalancati», formata dalla fenomenologia che è una sorta di laica religione dell'evidenza, del candore e del rigore, ma anche «... del rispetto e dell'umiltà» (R. De Monticelli). Molti anni dopo, Edith riconoscerà che «ogni verità è da Dio».

Dopo aver letto la Vita di Santa Teresa di Gesù, la giovane studiosa Edith Stein, dotata nell'introspezione e nell'analisi degli stati d'animo, comprese che il Castello interiore della Madre degli spirituali, se era inscritto nell'anima di tutti, e perciò anche nella sua anima di ebrea, fenomenologa e poi cristiana, possedeva alcune caratteristiche peculiari. Di rilievo è soprattutto la modalità dell'ingresso: la grande carmelitana spagnola vi entrò attraverso la porta della preghiera, la grande carmelitana tedesca attraverso la porta della conoscenza di sé e del rapporto con gli altri.

Edith, varcando insieme con i suoi fratelli la porta della camera a gas nel campo di concentramento di Auschwitz, vivendo davanti a Dio l'assenza di Dio, varcò simultaneamente l'ultima porta del Castello, la porta che è Cristo, per incontrare il Padre.

Un seme di grande speranza per il nostro tempo in cui si tende a vivere "davanti a Dio l'assenza di Dio": stiamo perdendo l'abitudine della preghiera e l'educazione al rapporto con Dio, spesso, è assente.

Un tesoro spirituale... nelle pagine di una grande filosofa e mistica.